La riflessione critica che ha come oggetto il rapporto tra il
letterato e la politica augustea muove da un’esigenza culturale di
portata ben più vasta, che mira a definire il riflesso della
responsabilità dell’uomo di cultura nei confronti delle scelte della
comunità e dello stato. Analizzare i riverberi della storia sulla
produzione letteraria dovrebbe costituire uno dei compiti prioritari
di chi – intellettuale, studioso o docente – è chiamato a
testimoniare una consapevole percezione del proprio ruolo, che
passa necessariamente attraverso un coinvolgimento più generale
dei lettori non solo colti. Una prospettiva di indagine importante e
tutt’altro che datata, dunque, è quella che, partendo da una
valutazione generale della responsabilità civile e politica
dell’intellettuale, con la lente della storia studia la letteratura, che
di un contesto culturale, civile, politico è parte integrante. In tale
ottica muta necessariamente anche il modo di interpretare le
letterature classiche, perché al passato ci si deve rivolgere con uno
studio che, pur muovendo dagli interrogativi che emergono dalle
esperienze del nostro presente, non forzi l’analisi nella ricerca di
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analogie e persistenze; è grande il rischio, infatti, che le presunte
‘linee di continuità’ col passato finiscano per illuderci che un
unico sentire e atteggiamenti immutati accomunino i tempi e le
generazioni attraverso i secoli. Se, al contrario, proprio sulle
differenze si fa leva, con il supporto di metodologie adeguate è
possibile valorizzare la diversità oggettiva di talune problematiche
e, nello specifico, di importanti testimonianze artistiche, di cui
l’antichità ci ha reso eredi privilegiati. ...
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