Hans-Christian Günther, Juan Martos, Rosario Moreno Soldevila (EDS.)

LA TRADICIÓN ERÓTICA EN

LA POESÍA LATINA TARDÍA

Studia Classica et Mediaevalia, Band 17

Rezension


Il volume in analisi è costituito da una miscellanea di studi relativa alla poesia tardolatina e dedicati all'analisi dei motivi erotici in essa presenti: si tratta in realtà della pubblicazione degli interventi tenuti dell'ottobre 2015 in un ciclo di conferenze dal titolo "Ideas e imágenes sobre el amor en la poesía latina tardía" per iniziativa congiunta dell'Universidad Pablo de Olavide e dell'Universidad de Sevilla.

Le generali coordinate della metodologia d'analisi sono assicurate dalla specifica competenza dei curatori sulla tematica amorosa: in questo ambito infatti Moreno Soldevila ha diretto il "Diccionario de motivos amatorios en la literatura latina" ("siglos III a.C.-II d.C") (Huelva 2011) e, insieme a J. Martos, ha curato pochi anni dopo la miscellanea "Amor y sexo en la literatura latin"a (Huelva 2014). Dall'impostazione e dai risultati degli studi e delle ricerche qui pubblicate ci si rende conto anzitutto che i motivi amatori indagati e presenti nei testi analizzati sono in sostanza quelli ricorrenti nei prodotti letterari d'età classica e per così dire autorizzati dalla tradizione poetica; ma altresì risulta chiara da parte dei letterati d'età tarda la tendenza a rivedere tali motivi nella più generale reinterpretazione che investe la fenomenologia dei generi letterari. Il dato saliente è la continuativa attualità dei "topoi" di tradizione, nonostante le variazioni, anche significative, intervenute nell'ambiente socio-culturale - si pensi, tanto per fare un esempio evidentissimo, alla diffusione del cristianesimo e del conseguente mutamento dell'etica amorosa e sessuale - e in particolare in quello letterario, non soltanto di tradizione latina, come mostrano i sensibili influssi dell'epigramma greco d'età imperiale nell'immaginario amoroso poetico.

Insomma i contributi, nella loro varietà contenutistica, sono coerenti nell'evidenziare la sostanziale versatilità della topica erotica, come se si trattasse di un patrimonio del tutto letterario, un consapevole elemento dell'"ornatus" poetico, che il letterato utilizza per raggiungere determinati effetti di contenuto e stile. Nello stesso tempo lo scopo è quello di collocarsi volutamente in una tradizione che si forma in un'età - quella augustea - i prodotti letterari della quale ricevono facilmente lo statuto di "auctoritas" indiscussa in ogni campo. Nella poetica tardoantica dell' "incrocio dei generi" identificare questi "topoi" e selezionarli come costitutivi di una determinata forma di comunicazione poetica rappresenta insieme un'operazione letteraria in senso ampio, che connota il rapporto fra poeta e il suo pubblico, e un adeguamento della tecnica poetica, che allude agli "auctores" riproponendo un'"imagérie" convenzionale in un nuovo contesto e alla ricerca di nuovi esiti espressivi.

Così, agli occhi dei contributori di questo volume, la tradizione erotica latina si dispiega con una sostanziale continuità, ma nello stesso tempo aiuta a percepire le peculiarità della poetica tardolatina da un lato in termini di allusività e di recupero della tradizione e, d'altro lato, nei suoi caratteri identificativi inclini a ricollocare gli elementi di quella tradizione in un nuovo assetto letterario: insomma come se un codice poetico venisse ereditato e riscritto nella prospettiva di una nuova realtà comunicativa, dichiaratamente in continuità ma di fatto dotata di peculiarità riconosciute ormai definitivamente dalla critica.

Se questa è l'impostazione comune ai contributi, possiamo valorizzare adeguatamente anzitutto l'intervento di R. Moreno Soldevila, "El amor y la edad en las" Églogas "de Nemesiano" (pp. 13-35), che mostra un assunto fondamentale della poetica tardoantica, e cioè la permeabilità dei generi (nel caso in esame poesia pastorale ed elegia), studiando il rapporto fra amore, età e canto poetico quale filo conduttore della poesia di Nemesiano in cui è evidente l'attenzione per modelli come Catullo, Virgilio, Tibullo, Ovidio, ma anche Marziale e l'"Antologia Palatina" S. Mattiacci si occupa poi dell'epigrammatica ludica ausoniana alla ricerca di consapevoli marche di genere in tre testi prefatori, lavorando sulle scelte metriche, sull'intertestualità e sul lessico e reinterpretando la poetica del "lusus" alla luce delle scelte del poeta che lo riqualifica in senso erotico ("Le prefazioni della Bissula di Ausonio: nuove strategie difensive per una raccolta di versi leggeri - ed erotici", pp. 37-59). L'epitalamio claudianeo per Onorio e quattro fescennini vengono analizzati da G. Laguna Mariscal per documentare l'uso personale e programmatico di una topica erotica presente in modelli come Catullo e Stazio con riferimenti all'ideologia romana di tradizione in riferimento ai concetti di "mos e vir" ("Erotismo de aparato: la temática amatoria en la poesía epitalámica de Claudiano", pp. 61-95: il titolo allude alla valutazione di "lirismo d'apparato" da parte di P. Grimal nel suo "Le lyrisme à Rome", Paris 1978)1. All'"Antologia Latina" e a un simbolo erotico di ogni tempo rivolge la propria attenzione F. Socas con "Realidad y simbología de la rosa en algunos poemas de la Anthologia Latina" (pp. 97-141): un'operazione di confronto tematico in poeti come Draconzio, Lussorio e Reposiano che giunge fino a testi moderni e contemporanei con qualche suggerimento di lettura. Un'esperta di poesia draconziana come H. Kaufmann (sua l'importante edizione commentata della "Medea", Heidelberg 2006) esamina la varia fenomenologia delle "Images of love in Dracontius" (pp. 143-160) nei due epitalami, nei "Romulea" e nella "Orestis tragoedia", nelle variazioni che riguardano l'amore paterno, romantico, innaturale, sessuale e perfino quello nei confronti degli amici e della divinità, su cui domina costantemente Cupido interpretato dal poeta come principio universale. M. Librán Moreno classifica le fonti greche appartenenti a generi diversi - dalla storiografia ellenistica all'epica storica ed ellenistica, dai racconti eziologici alla tragedia classica - presenti alla memoria letteraria dell'anonimo autore dell'"Aegritudo Perdicae" ("La multiplicidad genérica" de Aegritudo Perdicae "a la luz de la literatura griega", pp. 161-200): agli occhi della contributrice l'anonimo ha accesso a molti testi greci ed è proprio dal punto di vista della letteratura e dell'immaginario greco che si può impostare una ricerca in merito al "espinoso asunto" delle fonti del componimento, non sempre identificabili con certezza. Al secondo Curatore del volume, J. Martos ("Arte y pornografía en los epigramas de Enodio: Pasífae y el toro", pp. 201-211), dobbiamo una nuova analisi di un ciclo di epigrammi ennodiani a suo tempo già studiati da D. Di Rienzo nel 2001, un tipico esempio di componimenti ecfrastici: da apprezzare la nuova traduzione con aggiornamento bibliografico riguardante soprattutto titoli generali sulla poesia del VI secolo. Chiude la serie il contributo di J. L. Arcaz Pozo, "El relato de los amore de Maximiano y el c?digo de la elegía" (pp. 213-244), che propone una lettura delle elegie II-V segnalando innovazioni di codice che ritrovano nell'"Antologia Palatina" ma anche in generi diversi, come la satira, e documentando così il consapevole mutamento della topica elegiaca rispetto all'assetto augusteo per adeguarsi alla situazione personale (reale o immaginaria) del poeta. Il volume riporta in chiusura la bibliografia unificata, l'indice generale e l'utile" index locorum".

Nella varietà dei contributi e nella differenza di scuola rappresentata dai contributori il volume mostra una spontanea organicità, che è data anzitutto dal metodo d'analisi, cioè privilegiare la lettura intertestuale e seguire linee di sviluppo e voluta variazione, e poi dall'ambito di ricerca, cioè selezionare autori e testi di evidente referenzialità nei confronti dei modelli poetici di età classica. Un elemento di sicuro interesse consiste insomma nell'aver documentato da una particolare angolatura la letterarietà della poesia tardoantica: la topica amorosa si dimostra un buon punto di osservazione per seguire l'evolversi della sensibilità dei poeti fra III e VI secolo, se prendiamo come estremi dell'indagine rispettivamente Nemesiano e Massimiano, e per così dire la fedeltà a un codice fondamentalmente condiviso anche a distanza di secoli.

Certamente l'apertura dei sondaggi alla produzione di contenuto cristiano, anch'essa capace di un sostanziale recupero di motivi classici (basti pensare alla mitologia e alla sua presenza in chiave allegorica e ornamentale) ed essa stessa soggetta a variazioni anche significative nell'arco cronologico indagato, potrà garantire in prospettiva una visione completa del panorama poetico. Ma il presente volume, nel collaudare in certo senso i criteri metodologici e di ricerca, costituisce un significativo punto di partenza per ricerche successive anche da questo punto di vista.

Fabio Gasti
Università di Pavia
fabio.gasti@unipv.it


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