Opusculum mirabile, sarebbe un modo giusto per dare un'idea del libricino
"Existenz und Bestimmung" del filosofo Gabriel von Wendt (Verlag Traugott
Bautz, Nordhausen 2016, 94pp.). Il Wendt affronta con ordine e lucidità, forte
di una comprensione approfondita del pensiero di Romano Guardini, una questione
centrale dell'antropologia filosofica: il devenire (Werden) dell'uomo. Come
si potrebbe tematizzare il pensiero guardiniano su tale questione, sparso
com'è in tante opere e a partire da prospettive molto diverse?
Per dipanare la questione con serietà, l'autore sceglie di avviare tre ricerche
metodologicamente distinte: fenomenologica, ermeneutica e dialogica. Ognuna,
come si vedrà, va a toccare un insieme di testi del Guardini. E ognuna contribuisce
a modo suo per ottenere una risposta alla questione - risposta che non si presenta a
modo di una definizione o di una formula, bensì dell'identificazione delle tensioni
rilevanti per comprendere il dinamismo e il senso del divenire vivente (lebendiges Geschehen) che è proprio dell'uomo.
Dopo un primo capitolo di carattere metodologico, lo sguardo fenomenologico
del secondo capitolo si posa velocemente su tre opere del repertorio pedagogico
di Guardini e ottiene come risultato tre "pilastri" che riguardano la persona
considerata nel suo contesto esistenziale. I pilastri sono presentati come tensioni
strutturali, e sono: la tensione fra identità e cambiamento; la tensione fra dentro e fuori; la tensione fra libertà e determinazione teleologica. L'autore conclude affermando che "la tesi centrale di questo lavoro è che questi tre principi costituiscono la comprensione (Auffassung) di Guardini sul divenire umano" (35).
Nel terzo capitolo l'autore prende in considerazione i tre principali testi dell'antropologia filosofica di Guardini per illustrare e confermare la "tesi centrale"
apparsa nel capitolo precedente. In realtà, è molto più di una generica conferma o illustrazione ciò che si ricava qui, visto che il Wendt entra in profondità nell'articolazione speculativa che i tre "pilastri" rivelano quando vengono sottoposti, uno ad uno, all'analisi antropologica secondo lo sguardo polare del Guardini. Tale analisi coinvolge tematiche quali la libertà, la teleologia, la dialogicità e la natura, ottenendo come risultato un contesto speculativo arricchito e stimolante. "L'uomo diviene in modo libero, ma non arbitrario. Il suo divenire deve entrare nel solco di una
determinazione e mantenersi in esso. Questa tensione produce quel tipo di
movimento che chiamiamo divenire" (70).
I capitoli quarto e quinto costituiscono due movimenti simmetrici di ordine conclusivo. L'uno getta uno sguardo, per così dire, interno all'ambito del pensiero di Guardini: intende collocare i risultati ottenuti sul banco di prova della filosofia dell'opposizione polare (Gegensatzphilosophie) sviluppata dal Guardini. L'altro, invece, è un breve
capitolo che prospetta un dialogo fra la comprensione guardiniana del divenire
ed altre comprensioni antropologiche. Beninteso, il dialogo non è avviato ma solo prospettato. L'autore si limita a indicare che tale dialogo è possibile dal fatto che Guardini lavora con paia di concetti in tensione che permettono di trovare un equilibrio, una medietà che indicherebbe l'atteggiamento cattolico (katolische Haltung) in materia, ovvero l'arte di evitare le unilateralità teoretiche dell'esistenzialismo e del determinismo.
Juan Gabriel Ascencio, L.C.
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