Martin Cajthaml

Europe and the Care of the Soul

libri nigri Band 35

Rezension


Ci sono dei testi che ti appaiono subito per qualcos'altro. Come se il fatto di essere dei libri per loro non bastasse. I romanzi di Balzac, per esempio, sono enormi città e quelli di Richard Ford immensi stadi da baseball. Il testo di Martin Cajthaml Europe and the care of the soul, seppure non un classico come i due precedenti, dimostra questa nota: non è un libro, è una perfetta equazione aritmetica. La prosa cristallina, chiara, senza ridondanze ed eccessi, la coerenza logico-argomentativa.

Martin Cajthaml non ha semplicemente ricostruito la filosofia del fenomenologo ceco, non ne ha esposto una sintesi, ma ne ha svelato la matematica. L`essenza, la radice quadrata: il pensiero di Jan Patocka è "ridotto" algebricamente ad unica semplice cifra: la cura dell`anima socratica.

Attraverso il pensiero abissale, storico, asoggettivo, di Jan Patocka, l`autore tenta di rispondere ad una domanda che tutti, filosofi e non, sono costretti oggi a porsi: cosa è l`Europa?

L`urgenza di questa domanda attraversa i secoli. Dall`antichità greca e dalla filosofia Platonica sino alla Crisi di Edmund Husserl e alla Introduzione alla metafisica di Martin Heidegger e, ancora più recentemente, tocca la riflessione dell`affascinante filosofo franco algerino Jacques Derrida quando scrive L`Autre Cap. Ma in realtà si spinge sino al nostro più intimo quotidiano, si allontana dalle concettualizzazioni più labirintiche e approda ai fatti di cronaca e di politica che ciascun cittadino cicatrizza sulla propria pelle.

E allora un testo di filosofia che tenti di rispondere al che cosa dell`Europa non è solo un esercizio concettuale ma qualcosa di più. E` forse l`unico modo che l`uomo ancora possiede di penetrare il problema, di affrontare per lo meno, se non risolvere, la "crisi spirituale" dell`Europa con chiavi diverse dall`economia e dalla politica.

Ma quando si tratta di filosofia la confusione è dietro l`angolo e bisogna essere chirurgici nell`argomentazione. Martin Cajthaml nel suo Europe and the Care of the soul sicuramente lo è stato.

Te ne rendi conto immediatamente, ad inizio lettura, quando l`autore butta sul tavolo tutto quel che è stato detto su Jan Patocka. E lo fa in cinque, sei righe, non di più, dimostrando quella lucidità e capacità di sintesi propria di pochi, quel virtuosismo del ballerino che compie un passo difficilissimo e affinato negli anni rendendolo, alla vista degli spettatori da casa, la cosa più facile del mondo.

Jan Patocka, ricorda Cajhtaml riepilogando le posizioni più note della critica filosofica, è il filosofo della Lebenswelt, oppure è il filosofo della storia della filosofia, oppure della fenomenologia, oppure al contrario è il filosofo della filosofia della storia. Ma subito l`autore nota qualcosa:

"Extensive and careful reading of Patocka`s works confirms that each of these themes is a major theme of his thought. Yet none of theme is so fundamental that it allows considering the others to be its mere variations. Does this mutual irreducibility of the major themes of Patocka`s thought imply that there is, after all, no internal unity in Patocka`s thought, even at the level of the one basic theme?"

La domanda accelera il testo in un climax destinato ad arrivare immediatamente al cuore della narrazione di Cajthaml. Già, siamo all`altezza del primo capitolo e arriva subito al punto. Cosa strana. Ma Cajthaml non è un retorico, anche nel senso buono della parola, niente suspense e attese, niente strumenti oratori o trucchi stilistici, al contrario è un geometra che sta dimostrando una tesi. E la tesi si scrive in alto, in bella vista, così non ci si può sbagliare, e soltanto dopo la si dimostra. Ecco qui:

"Substantive evidence will be brought in support of the claim that Patocka`s thought is ultimately united by one fundamental theme, although it is none of the four previously mentioned. This theme is the essence and the truthfulness of human existence."

E ora la dimostrazione. Il libro inizia.

Le coordinate del testo patockiano di cui l`autore si serve sono estesissime. Innanzitutto il confronto serrato tra pressoché la completezza dei testi del filosofo ceco (con relativa traduzione dei titoli in inglese), poi la Logik del fenomenologo Alexander Pfänder, la scansione dei quattro periodi di lavoro adottata dal docente di filosofia antica dell`università di Friburgo Filip Karfík. Poi la dialettica hegeliana e il pensiero dei maestri Husserl e Heidegger, con i quali Patocka intrattiene debiti ma soprattutto crediti.

Innanzitutto, nota Cajhtaml, Patocka è un filosofo che si è occupato della vita, dell`uomo, dell`esistenza umana nella sua storicità, ricordando uno dei primissimi testi del filosofo praghese The World as a Philosphical Problem del 1936, quando era ancora pieno difensore della fenomenologia trascendentale di Husserl. In this analysis, the young Patocka sees a decisive step for the theoretical overcoming of the crisis of modern man. Cajthaml non ha dubbi: la posta in gioco di un Patocka neanche trentenne era "the essence and the truthfulness of human existence", background dell`analisi sul mondo della vita Husserliano (Husserl`s Lebenswelt). Questo per quanto riguarda il primo periodo adottato da Karfík.

Ma "the questions of the essence and of truthful existence of man are at the center of Patocka's phenomenological research also in the second period of his thought, i.e., between 1936-1945". E qui si gioca la partita con Heidegger. Perché la questione del cosa sia l`uomo, con i suoi atti intenzionali e i suoi vissuti, è declinata partendo dalla nozione di Dasein Heideggeriano, nozione che serve però solo da trampolino di lancio, dal quale saltare immediatamente via, per meglio bagnarsi nelle filosofiche acque praghesi.

Ma è il saggio Eternity and Historicity, del 1945, che Cajthaml utilizza per meglio evidenziare una presa di consapevolezza di Patocka. Aveva solo trentotto anni: il problema dell`esistenza umana è legato indissolubilmente a quello della sua storicità. "This notion of historicity of human existence brings back to the question of the essence of human existence. For this reason, it is closely linked to what I have called the basic theme of Patocka`s thought."

Uomo e storia dunque.

Prima ancora di arrivare al tema centrale dell`Europa, di cura dell`anima Platonica, prima ancora di notare quanto l`influenza socratica giochi un ruolo centrale persino sullo stesso Platone, prima di intessere il legame che c`è tra epimeleia tes psyches e Europa, prima di tutto l`uomo e la storia. L`essenza dell`uomo e la sua storicità. Questa è una delle chiavi per cogliere lo sguardo di Cajthaml: "the questions of the essence of human being and of truthful human existence, besides being the fundamental themes of Patocka`s phenomenological works, are also key to the understanding of his philosophy of history, and his account of historicity of human existence…Because human beings are capable of a fundamental change of life and of truthful existence originating in this change, they are historical beings."

Una nozione di storia, si troverà a spiegare poche righe dopo l`autore, assolutamente particolare, che non manca il punto di raccordo con il singolo, l`individuo, il soggetto della storia e della sua Etica, vale a dire una storia che fa tutt`uno con l`anima dell`uomo Europeo, l`inizio della quale è esso stesso il primo vagito dell`Europa. E di storia, una più canonica invece, sarà anche pieno il terzo capitolo di Europe and the care of the soul, dedicato questo alle cadute e riprese dell`eredità europea in quanto cura dell`anima dal Rinascimento sino all`illuminismo, passando lo scandaglio sul passaggio tra una cura dell`anima tipicamente platonico- socratica, e dunque puramente greca, e successivamente una cura dell`anima cristianizzata.

Ma è il quarto capitolo a stupire. Forse perché qui si stringono maggiormente i nodi. Forse perché l`autore si prende il compito di chiarire il nesso di così vitale importanza per il filosofo ceco, quello tra cura dell`anima greca e la crisi tecno- scientifica nel mondo moderno.

Ed è in un giro di frasi dell`incipit del quarto capitolo che la cifra stilistica di Cajthaml viene ancora fuori. La sua prosa è efficace ma semplicissima. Didattica senza essere didascalica. Lo diresti un vecchio saggio della Grecia antica, se non sapessi che invece è un uomo giovane dell`Europa degli anni duemila. Scrive Cajhthaml, con il Patocka del Natural World as a Philophical Problem: "Modern man wages his life in two utterly different worlds. The first is the natural world given to him without any explicit effort on his side, particularly without a necessity to think theoretically about the whole of reality. The second the world of modern natural science. This world is a radical reconstruction of the natural one. In it, man is naturalized and reduced to a mere object."

E se la negatività del mondo della razionalità tecnica sono chiare, se viviamo in un mondo in cui la cura dell`anima sta conoscendo forse il suo depotenziamento maggiore, l`autore non si concede il lusso di stagnare in una facile critica dell`era della tecnica. Evitando la critica di reazionario incallito, Cajthaml, lettore del quinto dei Saggi Eretici patockiani, evidenzia persino gli elementi positivi che il mondo tecnico-scientifico conserva, punto nodale per capire quanto la storicità sia tutt`altro che un progressivo depotenziamento dell`Essere Heideggeriano. La storia, nei fatti, è per Patocka più fatta da slanci e ondate di declino. La storia per Patocka è un paesaggio collinare, un susseguirsi di cime e avvallamenti.

Storia, nuda vita quotidiana, e cura dell`anima. E se Europe and the Care of the soul fosse una ricetta, questi sarebbero i tre elementi che ne costituirebbero in maniera più incisiva il sapore al suo assaggio. Poi, è chiaro, c`è dell`altro, spezie, salse, odori. Ma il piatto è fatto da quei tre ingredienti, nient`altro.

In conclusione, Europe and the care of the soul è un saggio specialistico. Utile per qualsiasi studioso di Patocka, che sia uno ora sull`uscio del suo pensiero o che sia uno che da anni abiti le sue stanze. Ma è anche un libro che impone di essere letto per l`urgenza di ridisegnare i confini di un continente che oggi è sempre più identificabile unicamente con la sua banca centrale, con quella dimensione del calcolo che lo stesso Patocka non avrebbe esitato a chiamare "economica".

Speriamo abbia ragione Patocka, speriamo che la storia non sia davvero un lineare depotenziamento progressivo del nostro Essere ma che sia una serie di montuosità. Oggi saremmo sì in uno di quei avvallamenti della storia, una di quelle concavità, ma il nostro compito sarebbe chiaro: ricordarci della nostra eredità, assumerla su di sé, guardare al fondo del pensiero della cura dell`anima platonica, scrutare nelle abissalità del pensiero di Jan Patocka per riscoprire, forse per la prima volta, forse per l`ennesima, che cosa l`Europa sia.

Matteo Sarlo


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